Uno studio interessante, condotto da una specializzanda ad Harvard, cerca di stabilire una relazione tra l’obsolescenza programmata da Cupertino (fenomeno per cui le generazioni precedenti dei dispositivi in uscita rallentano o non funzionano correttamente) in concomitanza al’uscita dell’iPhone 6. La studiosa, tuttavia, non è riuscita a giungere a una spiegazione oggettiva.
I sostenitori di questa teoria pensano che l’azienda californiana abbia messo in atto una subdola strategia, per la quale viene inserito un codice “di disturbo” (che vada a rallentare hardware e applicazioni) negli ultimi aggiornamenti di iOS, in vista dell’uscita del nuovo modello del dispositivo.
Sebbene ciò sarebbe tecnicamente possibile in una piattaforma chiusa come iOS, l’obsolescenza programmata rappresenterebbe un grosso rischio per il colosso californiano, oltre all’essere un atto illegale. Tuttavia, c’è chi si diletta nell’analisi di questa presunta “cospirazione”: Sendhil Mullainathan, professore di economia ad Harvard, esponendo le sue teorie ai propri studenti ha trovato una “collaboratrice” per questo bizzarro studio, Laura Trucco, che sta completando il suo Ph.D.
Il ragionamento della ragazza è molto semplice: cercare su Google Trends una correlazione tra la ricerca “ iPhone slow” e l’uscita di una nuova versione del dispositivo. Il grafico che emerge mostra un picco di ricerche proprio in occasione delle uscite dei vari iPhone negli anni (si veda la foto). L’aspetto più intrigante è che i picchi sono improvvisi e si verificano esattamente nei giorni successivi al lancio del nuovo modello.
Tuttavia, il grafico mostra solo una serie di ripetute coincidenze e, in base a quanto sostiene Mullainathan, forse il rallentamento del dispositivo fa parte della sola immaginazione dell’utente, farcita dalla costosa campagna di marketing e pubblicità sostenuta dall’azienda: il cliente sa che un nuovo modello di iPhone sta per essere lanciato sul mercato e, inconsciamente, comincia a rifiutare quello che possiede.
Inoltre, è interessante osservare come i picchi relativi a “iPhone slow” si presentino al momento della disponibilità del prodotto, non all’annuncio: ciò dimostrerebbe che il consumatore non viene influenzato maggiormente dai rumors. La conclusione potrebbe essere che il brand californiano sia in grado di influenzare i suoi clienti più di qualsiasi altra compagnia telefonica.