Apple ha sempre voluto essere qualcosa di più di una semplice fabbrica di computer. E se questo è potuto accadere, con gli alti e bassi del caso, è stato soprattutto grazie all’impegno del suo fondatore più carismatico. Steve Jobs. Recentemente è uscito un libro, edito in Italia da HOEPLI, il cui autore principale, Jay Elliot, ha ricostruito molta della vita di Jobs fuori e dentro Apple.
Jay Elliot è stato vicepresidente esecutivo di Apple nel periodo più fiorente per l’azienda di Cupertino, ed è stato uno dei collaboratori più vicini a Jobs per molti anni. Il co-autore del volume si chiama William L. Simon ed è autore di numerosi best-seller, tra cui “iCon”, la biografia su Steve Jobs più venduta in lingua inglese.
Elliot – che è stato molto amico di Steve – racconta un uomo che fondamentalmente ha saputo rimanere concentrato sui propri obiettivi per tutta la vita – nonostante i numerosi ostacoli di natura professionale e privata che ha dovuto fronteggiare nel corso degli anni, tra cui i gravi problemi di salute che sono oggi noti a molti e che lo hanno allontanato diverse volte dal lavoro, anche di recente, purtroppo.
Il racconto inizia con le visite di Jobs & soci allo XEROX PARC di Palo Alto, negli anni Settanta, quando Steve si era già convertito alla religione dello “user friendly”. Steve voleva portare le ricerche e le scoperte del PARC – tra cui la Graphic User Interface e il Mouse – sui personal computer, che non esistevano ancora (anche se l’Apple 1, dotato di monitor e tastiera, aveva avuto un discreto successo). Alcuni scienziati del PARC, tra cui Larry Tessler, diventarono i primi ingegneri Apple (ovviamente dopo Stephen Wozniak AKA Woz, il co-fondatore di Apple, insieme al dimenticato Ronald Wayne). L’Apple I aveva già lasciato il posto all’Apple II nel 1977 e i progetti nati grazie alla collaborazione col PARC sarebbero dovuti confluire nel progetto Lisa che era capeggiato da Woz, con la totale approvazione e dedizione di Jobs. Va ricordato che Steve, contrariamente a quanto alcuni affermano, non rubò niente alla Xerox ma fu regolarmente invitato a Palo Alto come collaboratore e finanziatore, dato che in lì nessuno sembrava essere interessato a rendere commerciabili le invenzioni del PARC.
Jobs ha sempre affermato che “il successo è nei dettagli” e l’attenzione per i dettagli deve portare a dei prodotti semplici e funzionali. Da qui deriva la sua leggendaria attenzione per ogni elemento che deve andare a confluire nei prodotti, dalla qualità dei componenti alla qualità dei sistemi operativi e delle applicazioni, per finire al talento degli ingegneri, dei programmatori come di tutti i dipendenti Apple…
Lo scontro sul mercato fu duro e per Apple iniziarono i primi problemi finanziari già nel 1985, quando John Sculley era già stato cooptato come CEO dalla Pepsi da un paio d’anni. Dopo un periodo idilliaco, tra Sculley e Jobs iniziarono le prime incomprensioni proprio quando doveva andare in onda il celebre spot ‘1984’ per il lancio del Macintosh (a Sculley e agli altri componenti del CDA lo spot non piaceva, in realtà esso fu un grande successo e anche oggi viene ricordato come lo spot pubblicitario più rivoluzionario della storia). Il primo Mac iniziò a vendere bene ma a pochi mesi dal lancio la concorrenza dei PC IBM e dei cloni di questi iniziò a farsi sentire e Sculley – che era molto più interessato al mercato business che consumer – ne approfittò per mettere in minoranza Jobs, fino a metterlo in una posizione che Jobs stesso non volle più sostenere all’interno del CDA (secondo il racconto dettagliato di Elliot).
Nel frattempo, Steve, rientrato dal suo vagabondaggio in India ed Europa, si era buttato nell’affare Pixar (una divisione della Lucas Film che George Lucas voleva cedere per bisogno di liquidità). Anche qui Jobs conobbe molte difficoltà (pagando milioni di dollari di tasca propria per sostenere gli esordi sia di NeXT che di Pixar), fino al successo di Toy Story nel 1995, il primo grande lungometraggio completamente animato al computer.
NeXT, al contrario di Pixar, non raggiungeva i risultati sperati e nel 1996 era in piena agonia. Come Apple la quale, nel frattempo, capitanata da Gil Amelio, era alla disperata ricerca di un nuovo sistema operativo. Si presentò a Cupertino persino Bill Gates, dicendo che Windows NT poteva essere adattato alle esigenze dell’antico rivale. L’offerta non fu nemmeno presa in considerazione per la nota cronica instabilità degli OS Microsoft e tra le varie opzioni alternative… venne valutata anche quella di NeXT, il cui OS risultò essere il migliore fra tutti quelli studiati dagli ingegneri di Cupertino. Naturalmente, fu poi Jobs a convincere gli ingegneri e Amelio della bontà dell’opzione NeXT Step, anche se – come fa notare Elliot – in Apple erano molti a volere che Jobs tornasse, compreso Amelio il quale sapeva benissimo che Jobs era l’unico che potesse salvare Apple dal fallimento. Così, Apple non ‘appaltò’ il nuovo SO a NeXT ma la rilevò completamente.
Il resto è storia recente e porta questi nomi: iMac, iBook, Mac Pro, iTunes, iPod, iPhone, nuovo iMac, Mac Mini, Apple TV, Macbook, Macbook Pro, Macbook Air, iPad. Tutti prodotti di successo salvo rare eccezioni – nei quali possiamo toccare con mano l’attenzione per i dettagli e per la qualità che Jobs ha iniziato a sognare per tutti noi nei lontani anni ’70 e che rappresenta lo stato dell’arte che la concorrenza mira a raggiungere ma spesso finisce solo con l’imitare.
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